Un’ora in compagnia dei propri pensieri, della tensione della pancia e della borsa con quegli appunti. Ancora in corpo l’adrenalina per la missione inglese in Italia e la consapevolezza di essersela cavata, dopotutto, sufficientemente bene (che, viste le premesse era molto più di quanto ci si aspettasse).
Roma capoccia der mondo infame,
na carrozzella va co du stranieri
un robivecchi te chiede un po'de stracci
li passeracci so'usignoli
Non si percorre una strada di Roma senza vedere qualcuno che addenta un panino, qualsiasi ora del giorno sia; non sfugge all’occhio qualcuno con una tracolla, probabilmente uno studente, non un mendicante, non qualcuno che espone all’angolo della strada qualche gingillo su una sempre più insolita bancarella.
Roma è così, frenetica ma mai caotica, vitale, con giovani e vecchi, ricchi e poveracci, romani e meno coatti.
Poi si ritorna sul treno, iniziando a capire che il tuo lavoro ti regala e ti chiede anche questo. E lasciata la carrozza, il piacere che trolley e borsa saranno finalmente sorrette non solo da te.
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