Un mese sulla carta, un improbabile mese nella realtà.
Scrivo da casa oggi, in un orario da ufficio che per me diventerà poco consueto per qualche tempo. Le ultime ore in azienda tra baci e saluti: ma non si tratta di ferie invernali o estive, alle quali ho abituato tutti ad assentarmi per non più di una settimana.
L’ultima rampa di scale per raggiungere il bagno, 14:37 l’ultima timbratura e via. Un po’ di vuoto, in fondo io di lavorare non mi vergogno, forse più di stare a casa.
Scrivo da casa oggi, in un orario da ufficio che per me diventerà poco consueto per qualche tempo. Le ultime ore in azienda tra baci e saluti: ma non si tratta di ferie invernali o estive, alle quali ho abituato tutti ad assentarmi per non più di una settimana.
L’ultima rampa di scale per raggiungere il bagno, 14:37 l’ultima timbratura e via. Un po’ di vuoto, in fondo io di lavorare non mi vergogno, forse più di stare a casa.
“Fuori uno” mi hanno scritto sul desktop ieri i colleghi, tra una cicogna ed un bebè. Mi perderò i nuovi rimescolamenti, ma spero che non ci saranno malumori, non per chi va al piano ammezzato, non per chi da lì scende giù nella gabbia dei leoni.
Oggi son io e il mio divano; è giusto ed è bello così.
Ma che mese sarà?
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