Palazzina bianca, poliambulatori esterni;
scala 4 gialla, quarto piano, letto 18.
Quando si comincia così, a snocciolare gli interni di un ospedale con troppa padronanza, beh, è molto raro che sia perché hai tanti neonati, figli di amiche, cui far visita. E il problema non è far visita a qualcuno, ma avere qualcuno cui far visita: perché qualcosa non va, ché nessuno vorrebbe passare i propri giorni lì.
Ieri 1, oggi 2, venerdì 3, senza contare quei parenti di amici che han anche loro un posto letto.
E allora cominciano ad essere un po’ troppi, diciamocelo!
Un passo alla volta. Pensiamo positivo e continuiamo a farlo, in attesa di risultati certi e di costanti buone notizie.
Ma l’attesa snerva, sfiacca e scombussola i ritmi giornalieri: si mangia sempre troppo presto o troppo tardi, a volte un boccone in piedi per qualcuno e poi in macchina per arrivare a destinazione per tempo, per non perdere nemmeno un minuto di visita.
Fino a quando?
La speranza è di essere un’altra paziente, ma una paziente-per-piacere.
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