“non c’è tempo”
quando chiedevo un attimo in più per potermi riprendere dalla visita
“non c’è tempo, signora”
mi ripeteva l’infermiera quando chiedevo di andare in bagno
“non c’è tempo, signora, non c’è tempo”
insisteva l’ostetrica quando le chiedevo se avremmo fatto l’analgesia
E’ sembrata una corsa contro il tempo quell’ora che ha preceduto la nascita del piccolo. Eppure non c’era verso di vederlo nascere prima: in fondo non aveva poi così fretta, lui. Ma chissà poi cosa si è mosso là dentro per scatenare d’improvviso tutta questa fretta.
E lasciati correre i giorni immediatamente dopo il parto, ora riesco a ritornare con la mente a quel giorno, quel gran giorno che mi ha segnato come donna, adulta e educatrice.
Mi sembra di poter sentire ancora quelle voci che mi dicevano, incitavano, aiutavano, ricordo mio marito e la sua costante presenza, sento il primo pianto e ripenso alla mia prima carezza di quell’esserino che era nato pochi secondi prima da me e che sembrava già la copia spiaccicata dell’uomo che amo. Era proprio il nostro, il nostro piccolo scalpitante cuccioletto.
Finalmente era venuto quel tempo, il giorno che tanto aspettavo e che un po’ mi spaventava raggiungere in quei giorni di attesa.
Scusate…non c’è più tempo ora. Piange e mi cerca…non c’è tempo.
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